La nostra responsabilità
"Per Giulia non fate un minuto di silenzio, per Giulia bruciate tutto." (Elena Cecchettin)
Chi siano Giulia ed Elena Cecchettin, purtroppo, non ho bisogno di spiegarvelo. La tremenda fine della prima e le dichiarazione dell’altra sono dappertutto. Forse anche troppo (vedi dettagli morbosi) nel caso di Giulia, e sempre troppo poco nel caso di Elena.
Cosa possiamo fare
Le grandi dichiarazioni di intenti sui social, i tweet lacrimosi, i post su Facebook con le foto magari rubate ai social delle vittime per strappare qualche like, sono tutte cose che a me sinceramente fanno venire la pellagra.
Perché non servono a nulla. L’unica cosa che davvero serve, secondo me, e che può dare un senso e un valore a una morte così orribile (l’ultima di tante, troppe), è
a) chiederci cosa possiamo fare concretamente per cambiare le cose (o per provarci)
b) farlo
Quel che io posso fare, di specifico e di concreto, è lavorare sulla lingua perché sia rispettosa di tutte le persone: donne e non solo.
Il linguaggio ampio è una stupidaggine cervellotica di chi non ha tempo da perdere, io quando uso il maschile sovraesteso mica voglio mancare di rispetto!
Le cose importanti sono ben altre!
È un’obiezione che sento spesso, a volte anche da parte di chi svolge la mia stessa professione. Chiunque ha diritto alle proprie opinioni; ma per me è sempre più chiaro che da linguisti e linguiste abbiamo il dovere e la responsabilità di utilizzare il linguaggio ampio. Sono consapevole del fatto che questo mio (nostro) sforzo difficilmente salverà una vita nel concreto. Ma questo non significa che non abbia dignità, importanza, valore.
Del resto, uno dei nostri cavalli di battaglia, quando vogliamo dimostrare che la nostra professione è importante, che merita rispetto, e riconoscimento, è “Le parole sono importanti”: ecco, cari colleghi e care colleghe, non è che le parole possono essere importanti soltanto quando dobbiamo giustificare la nostra parcella, e quando invece non ci fa comodo, non capiamo, non ci va, ci fa fatica… le cose importanti sono altre.
Il linguaggio ampio è verboso e “suona male”
Altra obiezione frequente. La lingua evolve, e se qualcosa “suona male” spesso è semplicemente perché non abbiamo l’abitudine a leggerla o ad ascoltarla: più quella struttura viene usata, più “entra nelle orecchie” del massimo numero di persone possibile, più si normalizza, finché smette di “suonare male”.
Nella lingua italiana si usa il maschile per entrambi (tutti) i generi, funziona così e non possiamo stravolgere la grammatica a piacimento
Vedere sopra alla voce “la lingua evolve”.
Tutto questo ovviamente richiede tempo e richiede sforzi. Non vi dico quante volte quando scrivo, quando tengo un corso, quando parlo, magari rivolgendomi a un pubblico composto in maggioranza da donne!, utilizzo in automatico il maschile sovraesteso, e devo correggermi (“corsi per traduttori”, “buongiorno a tutti”…); e spesso mi correggo ricorrendo allo sdoppiamento (“buongiorno a tutti e tutte”), che in realtà include le donne, certo, ma non le persone non binarie, quindi è una toppa: magari non peggiore del buco, ma pur sempre non una soluzione davvero rispettosa di tutte le persone.
Ma è tempo ben speso, sforzi che vale la pena di compiere.
Mi ha molto colpito, durante una recente riunione di team per un account su cui lavoro, l’intervento di una collega (di cui non cito il nome per privacy, ma lei si riconoscerà 🙃) che ha detto molto chiaramente:
Solo un anno fa ero tra le persone che pensavano che fossero tutte stupidaggini, non capivo l’importanza del linguaggio ampio, faticavo a mettermi in quell’ordine di idee e mi sembrava una fatica inutile. Poi mi sono informata, ho seguito dei corsi, e mi sono resa conto che, da linguista, ho la responsabilità e il dovere di diffondere il linguaggio ampio, specie se ho la fortuna di lavorare per un grosso cliente, i cui messaggi arrivano a così tante persone.
A parte il fatto che non è da tutt* ammettere apertamente di aver cambiato idea, qui secondo me la frase magica è “mi sono informata”.
La mia collega si è informata su una questione che non le sembrava così importante. Ha fatto qualcosa che non facciamo quasi mai, e invece dovremmo: se una cosa ci sembra poco importante, difficilmente ci informiamo per scoprire se è poco importante per davvero. Così facendo, lei ha interrotto il circolo vizioso: quello che ci mantiene ignoranti sulle cose che non ci sembrano meritevoli della nostra attenzione… ma magari invece lo sono. Solo che, se non ci informiamo, non lo scopriremo mai.
E allora:
se leggendo fino a qui ti è venuto un dubbio, o comunque vuoi saperne di più… 📖
Ecco alcune risorse “di base” da cui partire: volutamente “di base”, perché tutte le cose importanti richiedono un po’ di sforzo, no? 😉
Cos’è il linguaggio inclusivo di Alice Orrù
La completissima Guida pratica al linguaggio inclusivo in italiano di Ruben Vitiello
E se vuoi “passare all’azione”… Le parole contano: come scrivere e tradurre usando un linguaggio ampio è la masterclass di STL formazione dedicata al linguaggio ampio, con la partecipazione di Vera Gheno, Ruben Vitiello, Alice Orrù, Sara Tirabassi, Valentina Daniele, Martine Moretti ed Eugenia Durante. A partire da gennaio 2024
Oggi non ho nessuna voglia di parlarti in dettaglio dei miei prossimi corsi, ma se vuoi saperne di più ti rimando al sito di STL Formazione 📚
Se vuoi scrivermi (e dirmi cosa ne pensi del linguaggio ampio!), puoi rispondere a questo messaggio, commentare direttamente su Substack, oppure contattarmi su uno dei miei canali social: Facebook, X, Instagram o LinkedIn.
Alla prossima! 👋🏻