Ciao! Sono passati quasi 6 mesi dall’ultima volta che ti ho scritto, ed è arrivata la fine dell’anno.
Un anno… frizzantino (!)
Cosa posso dire di questo 2024 che tu non abbia già letto fino alla nausea in qualsiasi altro post, riassunto, recap, riepilogo e chi più ne ha più ne metta?
Probabilmente nulla.
Questo è stato l’anno in cui ho finalmente lasciato una situazione lavorativa tossica, che stava avendo ricadute tremende sulla mia salute fisica e mentale. Era una cosa dolorosamente evidente, ma per prenderne atto, e agire di conseguenza, mi ci sono voluti molti mesi di continui malesseri, visite al Pronto Soccorso, sintomi tutti diversi e tutti potenzialmente molto preoccupanti, che poi (per fortuna!) si risolvevano in nulla; fino a vere e proprie crisi di ansia e di panico, che mi hanno convinta della necessità di farmi aiutare.
Dopo qualche mese di terapia, le crisi di panico sono passate, l’ansia c’è ancora (com’è naturale che sia), ma adesso riesco a tenerla sotto controllo; gli altri sintomi sono spariti (incrociando le dita); ma soprattutto, sono diventata consapevole del fatto che mi stavo raccontando un sacco di balle.
L’unico aspetto della mia vita che consideravo (e dichiaravo) non problematico, cioè quello lavorativo, era esattamente quello che stava contribuendo più di tutti al mio malessere. Ma ammetterlo significava dover commettere l’equivalente di un suicidio professionale, lasciando andare un cliente che mi garantiva costantemente tutto il lavoro che potevo assorbire, o quasi. Impensabile, soprattutto di questi tempi.
Poi è arrivata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Ma di “gocce” ce n’erano state tante anche prima, e (guarda caso) il vaso non era mai traboccato, perché provvedevo io a svuotarlo ogni volta, diligentemente, e dolorosamente. Raccontandomi che non era poi così grave, che non andava poi così male, che ero io “esagerata”, che “me la prendevo troppo”. Cose che mi dicevano anche altre persone, e che tutto sommato potevano essere anche vere.
Il problema è che, se sono fatta così, se “me la prendo troppo”, non è che posso riprogrammarmi per “prendermela meno” (ci ho anche provato, credimi). E se non posso cambiare né la situazione, né il modo in cui la gestisco, l’unica soluzione è venirne fuori.
L’ho fatto, e non sono qui per dirti che è andata come nei film, che “chiusa una porta si è aperto un portone” (frase che mi sono sentita ripetere credo 127.000 volte) e ho immediatamente trovato un altro cliente con cui è favoloso lavorare e che mi ricopre di soldi.
Il mio fatturato ha parecchio risentito della mia scelta, e continuerà a risentirne ancora a lungo. Ma, una volta preso atto della realtà, non c’era davvero alternativa. E ogni volta che ripenso alla mia decisione, provo sicuramente del risentimento, e del rimpianto, per aver dovuto scegliere tra il lavoro e la mia salute mentale (e fisica); ma sono anche sicura di aver preso la strada giusta. Molto semplicemente, all’idea di tornare indietro mi vengono i brividi.
Colpo di scena?
Anche se non è andata come nei film (!), l’anno si chiude con delle note positive. Un nuovo cliente in particolare mi sta dando grandi soddisfazioni, a maggior ragione perché posso dire di essermelo davvero guadagnato. È uno di quelli che “fanno dei giri immensi e poi ritornano” (cit.): a dimostrazione che non si può mai veramente sapere quando, come e da dove arriverà un’opportunità, e che non bisogna mai mai mai smettere di crederci. Proprio come nei film 😅
La formazione 📖
Da quando ci siamo sentitə l’ultima volta, ho continuato a dedicarmi al Prompt Engineering, seguendo tra gli altri:
un corso dedicato all’utilizzo di ChatGPT per il Project Management;
e un altro relativo a come ottimizzare la gestione dell’email tramite l’IA.
Continuo a pensare che l’intelligenza artificiale sia uno strumento, per quanto rivoluzionario, e che dobbiamo conoscerlo e padroneggiarlo. Continuo a leggere di molte, troppe persone, non solo nel nostro settore, che per principio (quale?) si rifiutano anche solo di avvicinarsi all’IA; e mi domando continuamente il perché di questo atteggiamento.
Sul lato insegnamento:
ho deciso di non tenere più corsi di gruppo online, ma continuano a essere disponibili i miei corsi on demand sulla tecnologia per la traduzione, in collaborazione con STL Formazione
sono sempre disponibile per organizzare corsi uno a uno: per capire se sono l’insegnante che fa per te, leggi i commenti di chi ne ha già frequentato uno; oppure scrivimi, rispondendo a questo messaggio, commentando direttamente su Substack, tramite LinkedIn o via email 📧
E se ancora non lo conosci, c’è anche il mio podcast, “Tecnologia per chi traduce” 🙉.
Leggo 📖 guardo 📺 ascolto 🎧 Corro 🏃🏻♀️
Continuo a leggere, guardare serie e ascoltare podcast, ma alla fine di agosto ho anche ripreso a correre.
Dopo un bel po’ di anni passati a rimpiangere il running e a cercare invano un’altra attività che mi piacesse altrettanto, ho preso coraggio e ho ricominciato con il mio vecchio amico, il programma Couch25K.
Parlo di “coraggio” perché sapevo e temevo che, dopo qualche settimana, proprio quando avrei iniziato a ridiventare dipendente dalle endorfine (!), inevitabilmente avrebbe ceduto qualcosa. Avevo solo l’imbarazzo della scelta tra caviglia (fracassata nel 2007), ginocchio (LCA rotto a vent’anni), piede (dolorosissimo neuroma di Morton). E avrei dovuto abbandonare di nuovo. Sopportare la delusione di nuovo. Riprendere di nuovo a fare qualcos’altro, che non mi piace altrettanto, ma che è assolutamente necessario per evitare di diventare 150 kg e di perdere del tutto la mobilità articolare (!).
E infatti. Puntualmente, dopo qualche settimana, inizia a gonfiarsi il ginocchio. Non è stabile, mi fa male, insomma non va.
Solo che questa volta, anziché prendermela contro il destino baro e crudele e i quasi 50 anni che mi porto dietro, ho cercato un fisioterapista, che nel giro di pochissimo mi ha rimesso in piedi.
Proprio oggi ho chiuso l’anno con quasi 190 km in 4 mesi.
E quando corro sono davvero felice, in un modo che è difficile da descrivere perché faccio tremendamente fatica, non sono proprio costruita per farlo, non ho il minimo talento, sono di una lentezza imbarazzante e sembro una zampone a lutto, in particolare in questi giorni in cui fa così freddo.
Eppure ogni tanto mi scappa un sorrisetto, e annuisco furtivamente tra me e me, come a dire “Va bene, andiamo”. Continuo a correre; e la vocina che dice “non ce la fai non ce la fai fatica fatica troppa fatica non ce la fai”, dritta dritta dal mio cervello pieno di ansie e di nevrosi, capisce che ce la sto facendo, e se ne sta zitta.
Non noti anche tu un tema ricorrente? 🤨
Mi rendo conto che il mio 2024 è stato caratterizzato da due elementi ricorrenti.
Il primo è la paura. Di non trovare alternative a quello che mi fa stare male, di dover rinunciare (di nuovo) a quello che mi fa stare bene.
Il secondo è l’importanza di cercare aiuto. Che si tratti di una psicologa o di un fisioterapista, se non avessi cercato aiuto sarei ancora ferma dov’ero.
Probabilmente avrei continuato a stare male, raccontandomi che il lavoro sicuramente non c’entra, anzi, il lavoro va così bene. Avrei smesso di correre, lamentandomi del fatto che non è colpa mia, io vorrei tanto, ma il ginocchio mi fa male, non posso.
Se posso augurarti qualcosa per questo 2025, è di riconoscere la tua paura, e di aver il coraggio di cercare l’aiuto che ti serve.
Grazie per avermi letta fin qui, e a presto.
Ciao Laura, io sono tra coloro che non usano l’IA per principio. Ma è un principio alla cui base c’è un pensiero e una riflessione più generali, cosa che credo invece manchi a chi la usa preoccupato solo di stare in scia, di stare al passo con i tempi, di “fare reskilling” ecc ecc per non perdere i clientini.
Tra i motivi mi limito a quello energetico, che forse interessa di più se sei sensibile alla questione ambientale: fai una ricerca sul web e troverai che una semplice domanda, un semplice quesito che viene posto a ChatGPT ha dei consumi che sono stimati dai 15 ai 20 volte superiori a una domanda posta a Google search. Riporto da un articolo: “Le decine di migliaia di schede grafiche di Open AI consumano quantità enormi di energia. Il fabbisogno di un singolo esperimento può raggiungere diversi gigawattora. ChatGPT esiste grazie a un’immensa quantità di risorse. Le infrastrutture di IA hanno bisogno di spazio, metalli, acqua per il raffreddamento e, sopratutto, molta elettricità. Per addestrare ChatGPT3 sarebbero stati usati 3 milioni e mezzo di litri d’acqua. Una singola conversazione sulla piattaforma consuma, in media, una ventina di litri”. Però siamo tutti pronti a parlare di sostenibilità…
Aggiungo un altro motivo, decisamente non meno importante del primo, ossia il ruolo decisivo che l’IA sta giocando nelle guerre in corso. L’esercito israeliano si sta avvalendo di due avveniristici programmi di IA, Lavander e The Gospel. Cito di nuovo: “La produzione di armi e tecnologie a supporto dell’apparato militare e di sicurezza è un’attività tutt’altro che secondaria per le BigTech”.
Scusami, ne aggiungo un altro: per quanto molti colleghi del nostro settore siano indaffarati a fare corsi e corsettini per l’immancabile “reskiling”, l’IA genera sottoccupazione, una ulteriore precarizzazione del mercato del lavoro in cui i lavoratori sono costretti a lavorare in modo saltuario e frammentario sempre di più (vedi i “micro-workers”, lavoratori che svolgono mansioni direttamente riconducibili all’apprendimento degli algoritmi di IA: io stessa ne ho ricevuti diversi di “offerte di lavoro” di questo tipo su LinkedIn). Altro che creare nuovi posti di lavoro…
Mi fermo qui, ma “il principio” a cui accennavi sarcasticamente potrebbe essere argomentato ancora di più.
Certo, con la mia scelta non cambierò le cose né tantomeno la direzione verso cui stiamo andando perché purtroppo siamo una minoranza, dato che la maggioranza è pronta ad abbracciare qualunque “progresso” tecnologico venga propinato, con il grimaldello di rendere la vita/ il lavoro più semplice.
In realtà, la tecnologia non è mai neutrale. Cito ancora per concludere: “Tra le varie opzioni possibili, gli sviluppi tecnologici prendono la direzione che meglio tutela gli interessi economici della classe dominante”.
Buon anno.