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Ciao Laura, io sono tra coloro che non usano l’IA per principio. Ma è un principio alla cui base c’è un pensiero e una riflessione più generali, cosa che credo invece manchi a chi la usa preoccupato solo di stare in scia, di stare al passo con i tempi, di “fare reskilling” ecc ecc per non perdere i clientini.

Tra i motivi mi limito a quello energetico, che forse interessa di più se sei sensibile alla questione ambientale: fai una ricerca sul web e troverai che una semplice domanda, un semplice quesito che viene posto a ChatGPT ha dei consumi che sono stimati dai 15 ai 20 volte superiori a una domanda posta a Google search. Riporto da un articolo: “Le decine di migliaia di schede grafiche di Open AI consumano quantità enormi di energia. Il fabbisogno di un singolo esperimento può raggiungere diversi gigawattora. ChatGPT esiste grazie a un’immensa quantità di risorse. Le infrastrutture di IA hanno bisogno di spazio, metalli, acqua per il raffreddamento e, sopratutto, molta elettricità. Per addestrare ChatGPT3 sarebbero stati usati 3 milioni e mezzo di litri d’acqua. Una singola conversazione sulla piattaforma consuma, in media, una ventina di litri”. Però siamo tutti pronti a parlare di sostenibilità…

Aggiungo un altro motivo, decisamente non meno importante del primo, ossia il ruolo decisivo che l’IA sta giocando nelle guerre in corso. L’esercito israeliano si sta avvalendo di due avveniristici programmi di IA, Lavander e The Gospel. Cito di nuovo: “La produzione di armi e tecnologie a supporto dell’apparato militare e di sicurezza è un’attività tutt’altro che secondaria per le BigTech”.

Scusami, ne aggiungo un altro: per quanto molti colleghi del nostro settore siano indaffarati a fare corsi e corsettini per l’immancabile “reskiling”, l’IA genera sottoccupazione, una ulteriore precarizzazione del mercato del lavoro in cui i lavoratori sono costretti a lavorare in modo saltuario e frammentario sempre di più (vedi i “micro-workers”, lavoratori che svolgono mansioni direttamente riconducibili all’apprendimento degli algoritmi di IA: io stessa ne ho ricevuti diversi di “offerte di lavoro” di questo tipo su LinkedIn). Altro che creare nuovi posti di lavoro…

Mi fermo qui, ma “il principio” a cui accennavi sarcasticamente potrebbe essere argomentato ancora di più.

Certo, con la mia scelta non cambierò le cose né tantomeno la direzione verso cui stiamo andando perché purtroppo siamo una minoranza, dato che la maggioranza è pronta ad abbracciare qualunque “progresso” tecnologico venga propinato, con il grimaldello di rendere la vita/ il lavoro più semplice.

In realtà, la tecnologia non è mai neutrale. Cito ancora per concludere: “Tra le varie opzioni possibili, gli sviluppi tecnologici prendono la direzione che meglio tutela gli interessi economici della classe dominante”.

Buon anno.

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