Faccio la PM da un’ora e ho già qualcosa da dire (!)
“Project management is the art of creating the illusion that any outcome is the result of a series of predetermined, deliberate acts when, in fact, it was dumb luck.” – Harold Kerzner
Ciao a tuttə! Oggi parliamo del futuro, e di magia 🪄
Osservatorio IA 🤖
Ho appreso con dispiacere che il blog di Simon Berrill chiude i battenti, ma il suo ultimo post include una serie di osservazioni sul futuro della nostra professione che mi trovano molto d’accordo (la traduzione è mia):
"- I traduttori freelance si ridurranno di numero [...]
- Sempre più traduttori lavoreranno part-time, combinando la traduzione con altre attività [...]
- La maggior parte del lavoro disponibile sarà nel segmento alto/altissimo del mercato, o comunque in ambiti dove è richiesto un valore aggiunto [...]"
E soprattutto
"Prima o poi i clienti avranno una 'reazione avversa' nei confronti dell'IA... con conseguente ripresa del lavoro. [...] Le due grandi domande senza risposta, da cui tutto dipende, sono relative a quando effettivamente questo avverrà, e a quanti traduttori e traduttrici ci saranno ancora quando arriverà quel momento."
Penso che questo sia il grande tema sul quale dovremmo interrogarci.
È un fatto che, dall’arrivo di ChatGPT, molti più clienti si siano indirizzati verso la traduzione automatica, inclusi quelli che finora erano stati restii per vari motivi (come le maggiori barriere all’ingresso della MT “tradizionale”). E questo ha determinato sicuramente un calo di lavoro, per alcuni colleghi e colleghe seriamente preoccupante, se non catastrofico.
Ma è anche un fatto che gli LLM non sono pensati specificatamente per tradurre, e che tendenzialmente (sto semplificando moltissimo) la loro resa è inferiore a quella di un motore neurale dedicato; il che significa che introducono problemi potenziali nuovi e aggiuntivi rispetto a quelli della MT tradizionale, con i quali quei clienti finiranno per scontrarsi. È per questo che anche io, come Simon, sono convinta che una parte di loro torneranno a servirsi di linguisti e linguiste.
Quando succederà? Saremo ancora qui? Saremo pronti e pronte?
Come affronteremo le sfide legate a questo tipo di scenario, che (secondo me) ci richiederà più competenza tecnologica che mai?
Ho pubblicato queste riflessioni sulla mia pagina Facebook e su Linkedin, e le reazioni sono state molto varie: da chi è convinto che l’IA si autodistruggerà (o quasi) e si è accomodato sulla riva del fiume ad aspettare che passi il cadavere del nemico; a chi ritiene che la riduzione dei freelance in attività possa perfino contribuire ad aumentare la qualità media dei servizi forniti e del settore (anche qui sto semplificando, mi perdonerai); a chi ha già abbandonato l’attività di traduzione per dedicarsi ad altro; a chi considera il tutto uno sprone a fare sempre di più e sempre meglio.
Io penso, banalmente, che la “verità” stia nel mezzo. Non credo sia utile considerare l’IA come un nemico da sconfiggere; che sia sensato contare sul fatto che la qualità di quello che offre (siano traduzioni o altro) peggiorerà nel tempo; o ritenere che i clienti che usano l’IA siano dei poveri sprovveduti, che si meritano i problemi ai quali andranno incontro, e dei quali non aspettiamo altro che di poter “approfittare”. Mi sembra (sicuramente sbaglio) che il sottotesto qui sia
Non vedo l’ora che tornino a Canossa per fargliele pagare tutte
E mi sembra anche che molte, troppe persone tra quelle che lavorano in questo settore di come funziona l’IA, di cosa fa e di come lo fa, non sappiano assolutamente nulla, che non vogliano proprio averci a che fare: una posizione di principio, simile a quella che ho visto assumere nei confronti dei CAT, della MT etc. etc. Al di là di qualsiasi altra considerazione, non credo sia un atteggiamento che possiamo permetterci.
Allo stesso modo, è innegabile che l’IA sta cambiando le cose, per noi che traduciamo come molti altri lavoratori e molte altre lavoratrici della conoscenza, ed è un cambiamento che non possiamo semplicemente ignorare. Cosa fare esattamente dipenderà dalla nostra specifica situazione (età compresa…): differenziare e introdurre nuovi tipi di attività, pensare a nuove specializzazioni, oppure approfondire ancora di più quelle in cui già lavoriamo, e molto altro che magari oggi non riusciamo nemmeno a immaginare. O, ancora, decidere di andare in una direzione completamente diversa e lasciare l’attività di traduzione: cosa del tutto legittima, ovviamente. Ma non facciamone una questione di vincitori e vinti, di nemici da sconfiggere, di cadaveri da aspettare, di piccole vendette un po’ meschine.
Se non altro perché il futuro vince sempre.
Tu cosa ne pensi?
Faccio la PM da un’ora e ho già qualcosa da dire (!)
Come ti raccontavo, da qualche mese ho iniziato a fare la PM per un’agenzia (sono passata al lato oscuro!) e sto raccogliendo una casistica di comportamenti dei linguisti che mi lasciano un po’ perplessa (!).
Te lo confesso: avevo scritto un lungo e sarcastico elenco di esempi, che poi ho cancellato. Mi rendo conto che non operiamo cervelli, e di vivere nel mio mondo popolato da arcobaleni e unicorni, dove quando si finisce in ospedale con una caviglia spappolata il primo pensiero è “Chiama <cliente> e avverti che non puoi consegnare!”. Mi limito a dirti che:
rispettare i termini di consegna
rispettare le istruzioni di progetto
evitare di inviare candidature che non hanno a nulla a che fare con la richiesta (altre lingue, altri ambiti), senza personalizzarle in nessun modo, anzi duplicando direttamente un messaggio precedente, scritto in risposta a tutt’altra ricerca
utilizzare funzioni di controllo qualità di base
prendere nota degli errori che si commettono e assicurarsi di non ripeterli
spendere una parola di più per scusarsi quando è il caso, senza aggrapparsi a scuse ridicole
non rappresenta la norma.
Ogni volta che leggo un/una collega lamentarsi del lavoro che manca, delle agenzie brutte&cattive&poco professionali (molto spesso a ragione, intendiamoci), non posso fare a meno di pensare a tutto quel che hai letto sopra, e dirmi che la storia della trave e della pagliuzza è sempre molto vera.
Volendo vedere il lato positivo, c’è moltissimo margine di miglioramento: ognuno degli elementi che hai letto sopra rappresenta un potenziale fattore di differenziazione, che nemmeno richiede grandi investimenti o grandi sforzi. In un contesto professionale dovrebbero essere tutti scontati? Per me sì: ma dato che evidentemente non è così, perché non approfittarne 😉
La formazione 📖
Gennaio è il mese che tradizionalmente dedico di più alla mia formazione: quest’anno ho optato per approfondire l’utilizzo del classico programma “che tutti conoscono ma alla fine nessuno sa usare veramente bene”: il bistrattatissimo Excel. Mi sono affidata al solito Coursera: il corso si chiama Work Smarter with Excel e fa parte di una specializzazione Microsoft che include anche Word e PowerPoint.
Consigliato per chi voglia formalizzare conoscenze di base acquisite nel tempo e in modo non strutturato (ed era il mio caso), ma anche capire meglio come funzionano cose come formule e tabelle, davanti alle quali ho più o meno questa reazione:
Cosa ne dici di dedicarti anche tu a un po’ di formazione?
pro tip: Coursera Plus si può provare gratis per una settimana, tempo ampiamente sufficiente per seguire un corso anche abbastanza impegnativo, e acquisire la relativa certificazione (cosa oggi possibile solo se si utilizza la versione a pagamento). E se hai bisogno di più tempo, puoi attivare l’abbonamento mensile: costa meno di 50€ e include un numero di opportunità di formazione praticamente illimitato, su tantissimi livelli e in tantissimi ambiti diversi. Perfetto anche per dare un senso e ridurre un po’ la frustrazione che deriva da un periodo di scarso lavoro… if you know what I mean
naturalmente ci sono anche i miei corsi sulla tecnologia per la traduzione in collaborazione con STL Formazione, tutti disponibili on-demand; in particolare, l’ultima edizione di “Introduzione agli strumenti CAT”, ma anche i corsi base su Trados Studio e memoQ 🐱
oppure ancora, puoi optare per qualcosa che sia su misura per te, e scegliere uno dei miei corsi uno a uno ✨
E dato che è sempre il caso di farsi delle domande prima di scegliere un corso, per capire se sono l’insegnante che fa per te leggi i commenti di chi ha già frequentato uno dei miei corsi; oppure scrivimi rispondendo a questo messaggio, commentando direttamente su Substack o tramite i miei canali social: Facebook, X, Instagram o LinkedIn.
E se vuoi ascoltare la mia voce da Paperino che parla (indovina un po’) di tecnologia per la traduzione, qui trovi il mio podcast, “Tecnologia per chi traduce” 🙉
Leggo 📖 guardo 📺 ascolto 🎧
Qualche consiglio di lettura1, visione e ascolto, per rinfrancar lo spirito tra un CAT e l’altro 😌
Leggo: “V13. Cronaca giudiziaria” di Emmanuele Carrère - Traduzione di Francesco Bergamasco.
Dopo aver seguito giorno per giorno il processo per le stragi terroristiche del 2015 a Parigi, lo scrittore riunisce (e amplia) i suoi reportage settimanali in un libro. Che, come puoi immaginare, è devastante e bellissimo (oltre che tradotto in modo impeccabile)
Guardo: “Somebody somewhere”.
Un piccolo gioiello di cui nessuno parla, o quasi. Due stagioni, pochi episodi, la vita vera che salta fuori dallo schermo.
Ascolto: con i podcast sono un po’ in fase calante, ma Globo e Ci vuole una scienza restano i miei appuntamenti fissi del fine settimana. Quest’ultimo in particolare, nella puntata del 19 gennaio, ha parlato di un’interessante ricerca sull’efficacia della visione con sottotitoli per l’apprendimento linguistico, argomento sicuramente molto caro al nostro cuore di amanti di film e serie in lingua originale.
Sto anche centellinando L’Invasione, sempre de Il Post e uscito poco dopo Natale: ma sono certa che non ci sia bisogno di consigliartelo (ma quando ci ricapita un podcast che parli di linguistica?) 😉
Disclaimer: sui libri acquistati su Amazon potrei ottenere una commissione!
Molto interessante questa puntata, davvero tanta carne al fuoco! Nel mio piccolo, in ambito diverso, anch'io mi sono ritrovata "dall'altra parte" a rendermi conto che la soglia di professionalità che diamo per scontata per molti proprio non lo è (il mio caso limite era stato un CV che mi era stato mandato in un'email senza testo e senza oggetto. E non era un caso di phishing, era proprio stata inviata così da una persona reale!).
Anche io ho trovato molto interessante questo numero della tua newsletter. Purtroppo molti di noi freelance non hanno un'esperienza in azienda e l'università non ti prepara al mondo del lavoro. Pertanto ci sono lacune che non vengono colmate. Grazie anche per i consigli di lettura/visione/ascolto. Andrò a sentire il podcast che parla di apprendimento linguistico, mentre mi sto già gustando L'invasione - mi riporta indietro agli anni dell'università e al mio amore per la linguistica!